Ineos, Egan Bernal: “Non so come gestiremo la situazione al Tour. Il Giro? Sarà per l’anno prossimo”

Egan Bernal è pronto alla sua terza stagione con la Ineos. E questa volta il suo ruolo non potrà che essere ancora più centrale. Il colombiano ha mostrato a tutto il mondo il suo immenso talento vincendo il Tour de France a 23 anni, alla sua seconda apparizione alla Grande Boucle. Arrivato davanti al proprio compagno di squadra Geraint Thomas, dovrà condividere il ruolo di capitano proprio con lui e Chris Froome questo luglio, in una convivenza che molti ipotizzano come davvero difficile. E potenzialmente ancora più complicata con la presenza in squadra di Richard Carapaz, il cui interesse principale dovrebbe comunque rimanere il Giro d’Italia 2019.

Proprio sulla convivenza al Tour de France 2020 l’ultima maglia gialla ha parlato in un’intervista a El Pais: “Non so come gestiremo la situazione al Tour, è complicato. Parlando da qui seduto è molto facile dire: ‘no, non ci saranno problemi, tutto sarà tranquillo, blah, blah, blah’, quando poi forse le cose si complicheranno sulla strada. Ma in questo momento non ha senso pensarci e uccidere la mia testa al riguardo. Non so se ci andrò come leader. In questo Brailsford è molto intelligente e sa come organizzare le cose in modo che tutti si sentano felici per come andrà al Tour. Lui mi dice che avrò il supporto della squadra, sicuramente lo dirà anche a Thomas e Froome. Quando arriva la montagna è relativamente facile trovare una comunicazione. Si va così forte in un Tour che non si può fingere di stare bene quando qualcosa non va. E se uno è più forte dell’altro, la squadra dovrà prendere una decisione e schioccare le dita, perché non lasceranno scappare il Tour. In questo momento, vedo che avrò due ottimi compagni di squadra, che ognuno ha vinto il Tour e che meritano tutto il rispetto del mondo, proprio come lo merito io. Ed è una motivazione anche ad allenarsi duramente e per dire che ho intenzione di meritare il ruolo di leader nella squadra. E se uno di loro è più forte, sarà difficile, ma dovrò accettarlo e, forse, dovrò aiutarli. Se sono più forti. E penso che dovrebbero ragionare anche loro in questo modo“.

Bernal ha poi ricordato alcuni episodi in cui Thomas ha dimostrato la sua lealtà: “Ad esempio l’anno scorso, sul Tourmalet, Thomas aveva un minuto e mezzo di vantaggio su di me dopo la cronometro. Io stavo molto bene ed ero davanti. In alcuni momenti volevo tirare per colmare un gap che si era creato, quindi chiedevo: ‘Che faccio? Aspetto o continuo?’. E lui mi ha risposto: ‘No, vai, vai, io sto per morire’. E c’erano altre situazioni in cui mi sentivo molto forte in montagna, e sempre, per qualsiasi cosa, dicevo: ‘Thomas, Thomas, cosa devo fare?’. Ho sempre avuto quel rispetto per lui ed è lo stesso rispetto che penso che in questo Tour avremo l’uno per l’altro. È difficile, ovviamente, lavorare per uno di loro, perché dico che sono l’ultimo vincitore del Tour. In un’altra squadra sarei leader, certo, ma le cose sono così, ed è rispettato e abbiamo una squadra che lavora allo stesso modo. Non lo rovineremo per un lecca-lecca”.

Il colombiano ha poi parlato della possibilità di cercare il colpaccio con i primi due Grand Tour della stagione: “Abbiamo pensato di provare la doppietta Giro-Tour, ma abbiamo visto subito che non è l’anno migliore. Prima di tutto perché ho 23 anni e non ho mai fatto due grandi Giri. Ovviamente, se vado al Giro dopo aver vinto il Tour, il minimo che le persone si aspetteranno è che io lo faccia molto bene. E questo significa vincere o salire sul podio. E poi sarei dovuto andare al Tour a difendere il titolo. E in questo momento c’è una settimana in meno tra le due corse. Dopo il Tour ero morto. Preferiamo essere calmi ora, ho molti anni davanti. Il Giro è una gara che mi piace troppo. Da due anni vivo in Italia, ed è nella mia testa farlo. Ma capisco la squadra. La decisione migliore è concentrarsi sul Tour. Il Giro sarà per l’anno prossimo“.

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